AIA di Vederio La storia in un libro

Verderio: presentato il volume sulla storia dell’AIA, museo contadino

Il pubblico delle grandi occasioni, con diverse autorità presenti, ha gremito, nel pomeriggio di ieri, la sala convegni dell’AIA di Verderio per la presentazione del libro ad essa dedicato e fortemente voluto da Angelo Verderio, titolare della Coverd srl, che insieme alla moglie, Ornella Carravieri, è stato l’artefice del restauro della struttura, oggi sede della loro azienda.

Angelo Verderio, Giulio Oggioni, Marco Bartesaghi

Angelo Verderio, Giulio Oggioni, Marco Bartesaghi

“Questo libro, “AIA di Verderio“, non vuole essere un punto di arrivo ma di partenza”, ha spiegato Angelo Verderio. “Da una parte c’era la necessità di creare qualcosa che potesse essere un riferimento per le numerose visite delle scolaresche e delle associazioni al museo contadino del Novecento, dall’altra ci si è messo il destino con la ricorrenza, nel 2014, del 150° anniversario di costruzione dell’AIA e del 30° di fondazione di Coverd. Inoltre niente più dell’AIA meriterebbe di essere simbolo dell’Expo: cultura e agricoltura sono infatti qui legate in una combinazione unica al mondo”.

“Nel nostro territorio non siamo secondi a nessuno – ha continuato l’imprenditore – oggi Coverd è l’unica in Europa ad aver sviluppato la tecnologia che ci ha permesso di diventare l’azienda migliore nella bioedilizia (un termine nato nel lecchese); mentre se guardiamo al passato gli esempi basta ricordare le chiuse di Leonardo sull’Adda, la prima centrale idroelettrica tuttora funzionante in Europa e quest’AIA, esempio di innovazione in agricoltura. Abbiamo il compito, anche in vista degli itinerari turistici di Expo, di sviluppare tutto questo e io do la massima disponibilità perché l’AIA diventi un centro di richiamo e di diffusione culturale, chiedo però alle istituzioni e al settore pubblico la stessa disponibilità e di darci una mano nel progetto”.

“È importante evidenziare come un imprenditore si sia attivato per difendere un’opera che dà lustro al territorio e per il bene di tutta la comunità”, è stato l’intervento della deputata del Partito Democratico, che ha così continuato: “Il libro rappresenta l’inizio di un percorso perché racconta sì una storia, ma rappresenta anche un modello di crescita e sviluppo in settori come l’agricoltura, la sostenibilità, la cultura. Riesce a trasmettere a livello turistico e alle nuove generazioni la vita e la storia del territorio; e proprio il turismo basato sulle trazioni dei vari luoghi è un settore in espansione che con Expo 2015 potrà cogliere una grande opportunità”.

“AIA di Verderio” è stato quindi presentato al pubblico dal suo autore: il giornalista e storico locale Giulio Oggioni.
“Ringrazio Angelo Verderio che ha riposto in me tanta fiducia ma il merito è stato suo: prima nel voler restaurare l’AIA, invasa dai rovi e con gli stucchi che crollavano, ed ora a farsi promotore di queste iniziative”, ha esordito Giulio Oggioni. “Ho cercato di dare priorità alle immagini perché possono parlare più di molte parole, ma non è stato facile trovare fotografie che documentassero la vita contadina della Brianza. L’AIA, voluta dal conte Luigi Confalonieri di Milano e commissionata nel 1857 all’architetto Gaetano Besia, era il punto di ritrovo per i contadini che, tutti i giorni, fino agli anni ’60 del Novecento, venivano a portare il granoturco da essiccare. Uomini che tendiamo a dimenticare, forse vergognandoci della povertà di un tempo, ma che avevano grande inventiva e ingegno.”

“Il carattere innovativo ma allo stesso tempo classico rende l’AIA un’opera unica sia per quanto riguarda la sua realizzazione sia per congiuntura temporale e la motivazione d’uso: Verderio era una realtà rurale, legata alla mezzadria, che si stava trasformando in zona industriale; e questo fu sancito da un complesso monumentale”, ha aggiunto l’architetto Samuele Villa, che ha curato alcuni paragrafi del libro come lo storico Marco Bartesaghi, il quale si è invece concentrato sulla triste storia della famiglia Milla: ebrei che risiedevano presso l’AIA di Verderio e che morirono nei campi di sterminio nazisti.

Prima che Angelo Verderio, da buon “padrone di casa”, guidasse gli ospiti in una visita all’esterno della struttura ed al museo contadino, a tutti i presenti è stata donata una copia del libro; solo uno dei tanti esempi di generosità e mecenatismo legati al recupero e alla valorizzazione di un edificio che rappresenta una parte fondamentale della storia del comune di Verderio.